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Artissima 2017 si è conclusa, ma rimane radicata sul territorio e guarda alla storia di Torino e alla sua identità sperimentale recuperando un’esperienza espositiva di grande ricerca: il Deposito d’Arte Presente (1967–68). Ideato dal giovane gallerista Gian Enzo Sperone e dagli artisti con i quali lavorava, come Piero Gilardi, Michelangelo Pistoletto e Gilberto Zorio, e sostenuto da un gruppo di collezionisti, tra i quali Marcello Levi, il Deposito d’Arte Presente fu un breve, ma radicale esperimento che trasformò uno spazio industriale in un luogo di produzione, esposizione e commercializzazione delle opere di molti artisti che sarebbero diventati esponenti di spicco dell’Arte Povera.
A cinquant’anni dalla nascita e teorizzazione dell’Arte Povera, il Deposito d’arte presente si è rivelato un modello per ricordare e celebrare quella data, evidenziando la grande sperimentalità, l’attitudine alla ricerca e all’innovazione e l’aspirazione internazionale della Torino dell’epoca.
Il Deposito d’arte italiana presente crea uno spazio vivo ed eccentrico all’interno della fiera, che non intende teorizzare una narrazione, bensì offrire un’istantanea che renda Artissima, fiera internazionale e sperimentale, un osservatorio permanente di ricerca e promozione della scena artistica italiana.
Molti gli eventi sparsi tra L'Oval del Lingotto e la città, a partire da Ypsilon St’Art Tour, il programma di visite guidate promosso da Lancia Ypsilon.
Walkie Talkies sono stati degli eventi "talk" con un programma curato da Abaseh Mirvali. Si tratta di dialoghi brevi, quasi degli intermezzi tra coppie di curatori e collezionisti: un’opportunità di conoscere e discutere il meglio di Artissima. Guide d’eccezione hanno accompagnato i visitatori in esplorazioni mirate tra gli stand delle gallerie alla scoperta di opere, artisti o linguaggi specifici. La natura itinerante di questo particolare programma di talk permette ai curatori di sviluppare percorsi originali intorno alle opere, portando la conversazione fisicamente tra gli stand di Artissima dove nascono nuovi punti di vista e nuove chiavi di lettura della fiera e dall’arte contemporanea.
E ancora PIPER. Learning at the discotheque che dà il titolo al programma di talk di Artissima più interessante a cura di the classroom, un centro di arte e formazione diretto da Paola Nicolin che reinventa le relazioni tra pratiche educative ed espositive. Il progetto sviluppa i suoi contenuti dalla riflessione sul Piper di Torino, la discoteca progettata da Pietro Derossi con Giorgio Ceretti e Riccardo Rosso, attiva dal 1966 al 1969. Trasformando le temperature popolari della “sala da ballo” in un centro culturale autogestito, il Piper rimane un modello internazionale di spazio non istituzionale per l’arte contemporanea. Al Piper di Torino molte personalità eclettiche e creative tra cui Michelangelo Pistoletto, Alighiero Boetti, Piero Gilardi, Mario e Marisa Merz, Gianni Piacentino, Carlo Colnaghi, Carlo Quartucci, Patty Pravo, Living Theater, Carmelo Bene, Massimo Pellegrini, Pietro Gallina, si incontravano e lavoravano attraversando discipline, identità, codici, linguaggi e comportamenti. Di questo luogo si ripropone una ricostruzione evocativa, una aula-discoteca realizzata in collaborazione con il collettivo artistico Superbudda e con Gufram che, per il suo storico legame con Derossi, Ceretti, Rosso e per il ruolo di spicco che negli anni Sessanta e Settanta ha svolto a Torino, ha riprodotto per l’occasione le sedie disegnate da Pietro Derossi per il Piper sulla base dei disegni originali del 1966.