L'intervista proposta oggi, vede protagonisti Cristina Iaconi ed Andrea Greco, fondatori dello studio di architettura Vitae Design di Roma. Parliamo di uno studio caratterizzato da un ambiente giovane, brillante e pieno di iniziative, in cui vengono messi in evidenza valori che rispecchiano non solo l'importanza della professione dell'architetto, ma anche il rapporto che quest'ultimo ha con il cliente. Il termine “vincolo” é ricorrente e riassume il concetto di base sul quale si erge il lavoro dello studio. Per un certo verso, infatti, questa parola dona la sensazione quasi magica di motivo profondo e la ragione che porta avanti un determinato progetto. Ci si trova dinnanzi ad un reale esempio di come la passione per il proprio lavoro, rende tutto piú incantevole, ottenendo l'instaurazione di un legame che, dal primo momento, diventa importante e che segue il progetto in maniera costante e di cui non si puó fare a meno.
In questo articolo
- 1. Com'è nata l'idea di fondare lo studio “Vitae Design”?
- 2. Potreste spiegarci il vostro metodo di progettazione?
- 3. C' è un progetto al quale siete particolarmente legati?
- 4. C' è una frase in particolare che vi rappresenta?
- 5. Potreste dirci 5 valori di “Vitae Design Studio”?
- 6. Avete una filosofia di base?
- 7. Cosa rende speciale la vostra professione?
- 8. Su cosa state lavorando al momento? Potete anticiparci qualcosa?
1. Com'è nata l'idea di fondare lo studio “Vitae Design”?
(Arch. Cristina Iaconi)
Per quanto riguarda il nome, questo nasce da un gioco di parole. Nella commistione di linguaggio contemporaneo (design) e di linguaggio appartenente alle nostre origini, Vitae Design, letto in latino, sta a significare “il progetto della vita”, intendendo “vita” proprio come vita reale, esistenza, modo di vivere.
Nel nostro nome, quindi, si ritrova lo scopo stesso: progettare i modi di vivere uno spazio, perché non dobbiamo mai dimenticare che l’architetto è colui che in primis è chiamato a progettare lo spazio. Allo stesso tempo, il nostro nome letto questa volta così come è scritto, “Vita-e-Design”, ha comunque lo stesso significato: Vita e Progetto, ovvero la nostra vita di progettisti e quella di tutti coloro per i quali pensiamo un luogo. Torniamo quindi sempre al concetto che il progetto è strettamente connesso alla vita delle persone, perché ne sancirà profondamente la qualità.
Per quanto riguarda, infine, l’idea di unirci in un’unica realtà di “studio di architettura”, si è trattato della logica conseguenza dell’aver collaborato, sin da dopo la laurea, in alcuni piccoli progetti comuni, contemporaneamente alla nostra separata collaborazione dei primi anni (dal 2006 al 2009) con diversi studi di architettura.
2. Potreste spiegarci il vostro metodo di progettazione?
(Arch. Cristina Iaconi)
Il mio maestro di tango una volta, a lezione, spiegò come, per “progettare” lo spazio di una sequenza di tango, fosse necessario trovare oppure “creare” un vincolo. Questa osservazione mi fece pensare che, anche nell’architettura avviene la medesima cosa. C’è sempre un vincolo, a volte da subito visibile, altre inizialmente nascosto, intorno a cui creare un progetto. Utilizzo il termine “vincolo” non in senso negativo, come limite, ma come dato di fatto, più o meno inizialmente percettibile. Questo vincolo, spesso, diventa proprio la direttrice del progetto, il motivo profondo che lo fa sviluppare.
A grande scala, il contesto urbano può essere il vincolo, il paesaggio o le visuali e, sicuramente, l’esposizione. A scala ridotta, invece, parlando di un progetto di architettura degli interni, il vincolo può essere una finestra che offre un certo scorcio, ancora l’esposizione, oppure un setto che potrebbe sembrare un ostacolo e, invece, offre l’opportunità di una “ristrutturazione” del pensiero canonico di “casa”.
3. C' è un progetto al quale siete particolarmente legati?
(Arch. Andrea Greco)
Nell’ambito dell’architettura degli interni, siamo molto legati al progetto di House #ABC, da poco selezionata per partecipare ad Open House Roma 2018. È un’abitazione che ha presentato, sin da subito, grandi vincoli e problematiche e, come contraltare, grandi opportunità. Questa residenza, una volta sviscerate le varie tematiche, basterebbe da sola per fare da “indice degli argomenti” di un corso di interior design.
Nell’ambito dell’architettura a grande scala, il progetto a cui finora siamo più legati è quello della nuova “teca in corten e metacrilato” di chiusura della Casa di Augusto sul Palatino, progetto a cui abbiamo collaborato (occupandoci della progettazione esecutiva architettonica) all’interno di un grande team, diretto dalla progettista Arch. Barbara Nazzaro, funzionario del Parco Archeologico del Colosseo.
4. C' è una frase in particolare che vi rappresenta?
(Arch. Cristina Iaconi)
Ve ne sono tre, a dire il vero. E rappresentano, nell’ordine:
- il nostro modus operandi: “L’abilità di semplificare significa eliminare il superfluo, così che il necessario possa parlare” (Hans Hofmann, pittore espressionista astratto);
- la promessa che sempre facciamo e che sempre ci proponiamo di mantenere: “Il nostro compito è quello di dare al cliente non quello che voleva, ma quello che non aveva mai sognato” (Denys Lasdun, architetto inglese);
- quello che, negli anni, abbiamo profondamente compreso: “Ce ne vuole di tutti i tipi per fare un mondo” (P.G. Wodehouse, brillante e divertentissimo scrittore inglese).
5. Potreste dirci 5 valori di “Vitae Design Studio”?
(Arch. Andrea Greco)
1. Studiare ogni singolo progetto, anche il più piccolo, con un approccio totalmente esclusivo.
2. Ascoltare attentamente esigenze e desideri del committente, cercando di andare anche oltre con ipotesi e soluzioni che non aveva immaginato.
3. Analizzare in modo preciso i costi.
4. Valutare, ogni qualvolta sia possibile, l’applicazione dei principi della bioarchitettura.
5. Educare all’impiego dei materiali appartenenti alla bioedilizia.
6. Avete una filosofia di base?
(Arch. Andrea Greco)
Non so se possa definirsi propriamente una “filosofia”. Quello che facciamo è porci di fronte ad ogni nuovo progetto con occhi sempre diversi e calibrati sullo specifico luogo, sulle specifiche problematiche e sulle specifiche esigenze evidenziate dal committente.
Non vi è un progetto, nel nostro portfolio, che assomigli ad un altro. Gli unici elementi che si ritrovano sempre in tutti i nostri progetti sono:
- lo studio spazio nei minimi dettagli ed in modo tale da essere valorizzato il più possibile,
- l’importanza vitale data alla luce naturale,
- la massima valutazione dell’impiego di materiali ecologici.
7. Cosa rende speciale la vostra professione?
(Arch. Cristina Iaconi)
Nonostante le grandi difficoltà che ogni giorno incontriamo, tornando indietro nel tempo non sceglierei nulla di differente dalla Facoltà di Architettura.
Quando un architetto viaggia e scopre una città, un paese, un museo, un complesso residenziale, un piccolo laboratorio artigianale è come Alice nel suo paese incantato, con il naso sempre puntato in su, sempre con lo sguardo volto a scoprire le relazioni tra i luoghi e, in uno stesso luogo, le relazioni tra gli edifici, e, in uno stesso edificio, il modo di muoversi nello spazio ed utilizzarlo delle persone che vivono in quell’edificio, perché quell’edificio è la loro casa, o il loro luogo di lavoro o quello di svago. La cosa che principalmente mi interessa è la realizzazione di luoghi unici ed emozionanti per le persone.
8. Su cosa state lavorando al momento? Potete anticiparci qualcosa?
(Arch. Andrea Greco)
Attualmente, ci stiamo occupando della ristrutturazione di un’abitazione in un palazzo d’epoca nel centro di Roma e, in ambito pubblico, stiamo collaborando in un progetto corale, sempre diretto dalla progettista Arch. Barbara Nazzaro, nella zona dei Fori Imperiali.