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Alcuni giorni dopo l’arresto degli otto clandestini, avvenuto il 4 agosto 1944, l’Alloggio segreto che si celava dietro una libreria girevole viene svuotato, come era usuale in tempo di guerra per tutti i nascondigli in cui degli ebrei erano scoperti, arrestati e deportati. Il mobilio e le suppellettili vengono portati via, ma si salva il diario di Anne. Quando Otto Frank, nel giugno 1945, torna ad Amsterdam da Auschwitz, unico superstite degli otto ex clandestini, trova l’Alloggio segreto completamente svuotato. Da allora cerca di rimettere in piedi le sue aziende Opekta e Pectacon, insieme ai dipendenti della sua ditta che avevano aiutato lui e i suoi a sopravvivere durante la guerra. L’Alloggio segreto continua però a rimanere vuoto.
Dopo la guerra l’edificio in Prinsengracht 263 e quelli confinanti versano in pessime condizioni. Le vecchie case sul canale, con il loro cattivo stato di manutenzione, non sono più utilizzabili come fabbricati aziendali, tanto meno come abitazioni. Nel 1950 l’impresa tessile Berghaus sta acquistando alcune case all’angolo tra Prinsengracht e Westermarkt, con l’intenzione di demolirle e di costruire in questo punto una nuova sede aziendale. Anche la casa in Prinsengracht 263 verrebbe abbattuta. Ma Otto Frank non vuole rassegnarsi alla demolizione della casa e all’inizio degli anni cinquanta prende in affitto l’edificio dal proprietario, un commerciante di carta usata e si accorda con quest’ultimo che, in caso di vendita, si sarebbe rivolto a lui per primo. Tuttavia, mancando i soldi per eseguire una solida ristrutturazione, l’abbattimento dell’edificio al n. 265 di Prinsengracht causerebbe anche il crollo della casa in Prinsengracht 263.
Seppure controvoglia, Otto Frank vende nel 1954 la casa. La demolizione sembra ora inevitabile, tanto più quando la ditta Opekta si trasferisce nel 1955 in un altro edificio ad Amsterdam e l’impresa Gies & Co (che è subentrata alla Pectaton) viene venduta. Prinsengracht 263 adesso è vuota e il suo stato deteriora a vista d’occhio. Un comitato di importanti cittadini di Amsterdam, esponenti del mondo della scienza e della cultura, lancia l'iniziativa di salvare dalla demolizione la casa in cui Anne scrisse il suo diario. Nel 1957 è costituita la Casa di Anne Frank, una fondazione che ha innanzitutto e principalmente il fine di rendere accessibile al pubblico l’edificio in Prinsengracht 263, ma anche, com’è scritto nell’oggetto dell’atto costitutivo, di diffondere gli ideali di Anne Frank.
Per poter conservare Prinsengracht 263, la municipalità di Amsterdam sviluppa in collaborazione con l’Università di Amsterdam il progetto di costruire una casa per studenti all’angolo tra Prinsengracht e Westermarkt. L’Università può fornire un prefinanziamento per la costruzione e con questo acconto contribuire a rimpinguare le casse della Casa di Anne Frank, mettendola in grado di acquistare l’intero complesso. In questo modo gli edifici ai numeri 263 e 265 di Prinsengracht non sono demoliti. Il progetto viene eseguito dopo molte trattative, la casa in Prinsengracht 263 può essere restaurata e il 3 maggio 1960 viene aperta al pubblico.
Oggi questo luogo è visitato ogni anno da circa un milione di persone. La casa ricorda con insistenza quel periodo di guerra, i clandestini ebrei che per due anni vissero qui nascondendosi ai nazisti, Anne Frank e il diario che la piccola Anne ha scritto in questo luogo divenuto famoso. L’edificio in Prinsengracht 263, aperto al pubblico dal 1960, è oggi quindi un museo noto in tutto il mondo. Otto Frank partecipa fino alla sua morte, avvenuta nel 1980, alle attività della Casa di Anne Frank, impegnandosi a favore dei diritti umani e del rispetto. È la casa sul canale ad Amsterdam che accoglie il maggior numero di visitatori. Un grande contrasto con la situazione di più di cinquant’anni fa, quando la casa era destinata alla demolizione o quando, ancora prima, doveva essere un "alloggio-segreto".