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Questa 25esima edizione di BIO – The Biennial of Design di Lubljana curata da Angela Rui, editrice e curatrice italiana, e Maja Vardjan, architetto e curatrice slovena, inquadra alcuni particolari sul differenziato mondo del design contemporaneo. E il tema prevalente è quello del paesaggio. Mentre la città rimane il riferimento della discussione contemporanea sullo sviluppo della società, questa biennale è una specie di caccia ai luoghi, spesso vicini ai centri urbani, ad oggi poco esplorati. Partendo dal contesto paesaggistico sloveno, le foreste, il karst, le aree minerarie, le pianure della Pannonia, la costa e le alpi sono nate nuove idee da parte degli oltre 50 progettisti internazionali invitati dai curatori. Diversi i programmi collaterali e integrati da sette installazioni site-specific tra Grosuplje, Kočevje, Kobarid, Lendava, Trbovlje, Piran e Lubiana.
Underground Release è l’intervento dei Formafantasma con il fisico e filosofo Andrej Detela. Insieme hanno indagato e risolto l'intervento di estrazione del materiale lapideo come qualcosa di trasformabile dall’uomo nel tempo. Viene inoltre intesa la caverna come luogo di primordiale creazione, quasi uterina.
Didier Fiuza Faustino e Mojca Kumerdej hanno, invece, interpretato il chiosco K67 disegnato nel 1976 da Sasa J.Machting. La microarchitettura presente da sempre a Lubiana, come in molte altre città dell’Est Europa, è simbolo, nella contemporaneità, di come un oggetto ed un progetto un tempo molto in voga, possano essere completamente archiviati nel passato. Faustino recupera l'oggetto, lo ri-utilizza e lo manipola, trasformandolo in una scultura per i giardini pubblici. E ancora i ritagli e gli scarti di quest’operazione vengono esposti come souvenir nella sezione Brand New Coexistence.
Non solo design, BIO 25 è anche performance, con Countryside Reloaded, la sezione che ha visto in campo, letteralmente, Mischer’Traxler e Klemen Košir. I due artisti hanno guardato all’agricoltura non come un memento bucolico e romantico ma come come l'attuale officina sperimentale di automazioni e innovazioni per l’industria alimentare, spesso intensiva e ossessiva. L’installazione museale e l’intervento vero e proprio risultano così come un dispositivo dedicato ai meccanismi di produzione e al consumo del cibo. Una parata in costumi singolari, un percorso di 4 chilometri nei campi e un vecchio supermercato abbandonato sono gli ingredienti di questa evocativa performance.
Ma in questa edizione di BIO risuona anche il nome di un conosciutissimo designer italiano, Odo Fioravanti, che per la mostra New Heroes ha indagato i processi migratori contemporanei lavorando in team con un atleta estremo, il kayaker Marin Medak, e con Bolleria Industrial, Luca Fattore, Juan Nicolas Paéz, Fabio Petronilli ed Elisa Testori. Accostando l’eroe classico alla figura del migrante, il video Hephaestus - Non Offensive Weapons -, intende mostrare gli strumenti che rappresentano per il nuovo eroe la possibilità di sopravvivere. Non abbiamo più gli strumenti della mitologia classica come le lanche e gli scudi e Fioravanti si domanda quali siano le nuove armi di questi eroi, strumenti poi tramandati come testamento simbolico del loro coraggio. Il video mostra così le “non offensive weapons”.
E ancora il paesaggio nel lavoro di Studio Folder con Renata Salecl che rileggono una porzione di territorio particolarmente colpita durante la Prima Guerra Mondiale. In Resilience of the Past l'esausta nozione di resilienza viene interpretata a sostegno della speculazione territoriale nelle reazioni di quel luogo ai bombardamenti.