Una continua ricerca progettuale ed aggiornamento tecnico, al fine di essere sempre al passo con i tempi, sono solo alcune delle peculiarità che caratterizzano lo studio d'architettura ed interior design Zacutti, che dal 1997 è attivo e riesce a dare voce alla parte più artistica di questo magnifico lavoro. Una filosofia di vita che consente la realizzazione di progetti unici ed originali, concedendo ai propri clienti la soddisfazione di un'ambiente, non solo vivibile, ma che sia in linea con le proprie necessità.
Con l'intervista che segue, vi condurremo nel fantastico mondo dell'architetto Giorgio Zacutti.
In questo articolo
- 1) Com’è nata l’idea di fondare lo studio Zacutti?
- 2) Cosa rende speciale la sua professione?
- 3) Qual è la sua filosofia di base?
- 4) C’è una frase in particolare che la rappresenta?
- 5) C’è un progetto al quale si sente particolarmente legato?
- 6) Cosa influenza il suo lavoro?
- 7) Ha un progetto che le piacerebbe realizzare in futuro come sogno nel cassetto?
1) Com’è nata l’idea di fondare lo studio Zacutti?
E’ nata conseguentemente a quello che era stato da sempre il mio obiettivo: aprire uno studio professionale tutto mio. Nel 1997, dopo 6 anni di girovagare per gli studi di Roma come collaboratore, con un mio amico abbiamo deciso di lanciarci insieme in questa avventura, e dopo vent’anni posso ritenere quella scommessa vinta. Ovviamente la fortuna fu che proprio il 1997 coincise con una serie di incarichi che capitarono tutti insieme e che diedero il via per poter far crescere lo studio anno dopo anno.
2) Cosa rende speciale la sua professione?
La costante ricerca sul progetto, di perfezionarsi ogni volta che si inizia un nuovo lavoro, come se fosse sempre il primo. È di tutte le professioni quella che mette in relazione l’uomo con l’ambiente che lo circonda, ma non solo, essere architetto ti mette di fronte costantemente a scelte di ogni tipo, scelte che influenzano, a volte, anche la vita sociale di un’intera comunità. Non di rado mi ritrovo e ci ritroviamo ad essere non solo dei progettisti, ma anche economisti, umanisti, tecnici informatici e in questo paese, fin troppo spesso, uomini di legge. Inoltre, continuo a studiare, vista la mia collaborazione con la facoltà di architettura di Valle Giulia, dove mi sono laureato e dove insegno saltuariamente Storia dell’Architettura Antica e Medievale.
3) Qual è la sua filosofia di base?
Viviamo un momento storico in cui troppo spesso si tende ad innovare senza una regola precisa, spesso confondendo il nuovo con il “senza stile”, le idee che da sempre mi accompagnano, invece, sia negli studi che nei progetti, vanno in direzione opposta.
Amare la nuova tecnologia, appropriarsi dei materiali di ultima generazione con un occhio di riguardo all’ecosostenibile, non significa snaturare l’essenza del “vecchio” o, più semplicemente, del preesistente. Creare armonia senza stravolgere è un concetto che fa parte, da sempre, della mia “filosofia” nel lavoro.
4) C’è una frase in particolare che la rappresenta?
"L'architettura è un fatto d'arte, un fenomeno che suscita emozione, al di fuori dei problemi di costruzione, al di là di essi”… è una frase di Lecorbusier. In sintesi è quello che cercavo di spiegare prima: questo è un lavoro che investe molti ambiti della vita dell’individuo e della collettività. Non può essere un mero esercizio meccanico in linea con standard edilizi minimi e né tantomeno essere la mera espressione dell’ego di qualcuno. Se non c’è ricerca e studio per ogni singolo progetto, ma una riproduzione seriale, decade l’effetto emotivo sull’opera e ci si ritrova con scenari urbani grigi ed appiattiti.
5) C’è un progetto al quale si sente particolarmente legato?
Non solo per il tempo impiegato, ma anche per la complessità dell’opera, è sicuramente il Villaggio Turistico a Squillace in provincia di Catanzaro. È stato realizzato affrontando una delle tematiche più importanti in architettura, cioè la relazione con l’ambiente circostante, che in quel caso era rappresentato dalla costa Calabrese.
6) Cosa influenza il suo lavoro?
Il fatto di essere nato e vissuto a Roma, ha influenzato molto il mio lavoro, per il contesto in cui sono immerso e che respiro quotidianamente. Questo mi ha portato ad avere una visione generale che comprende necessariamente un confronto costante con la storia e il progetto da realizzare. Riuscire a lasciare, in un progetto di ristrutturazione, qualche cosa che testimoni la vita dell’appartamento fa parte della mia professionalità.
Se, invece, devo pensare ad una persona che ha influito sul mio percorso, ovviamente mio padre, che ha lavorato a lungo con l’architetto Luigi Moretti, con il quale ho condiviso sempre molto a livello umano e a livello professionale.
7) Ha un progetto che le piacerebbe realizzare in futuro come sogno nel cassetto?
In realtà non c’è una tipologia edilizia specifica che sogno di poter realizzare. Onestamente mi piacerebbe molto progettare qualcosa per la mia città, tanto umiliata ai giorni d’oggi: qualcosa che possa rimanere come testimonianza, un segno, o più semplicemente un’opera che possa far parte di un percorso importante di riqualificazione che Roma deve meritare e che spero cominci il prima possibile.